Il Tar del Lazio accoglie il ricorso del Codacons e blocca i fondi per combattere l’azzardo. La norma varata dalla Regione Piemonte è più restrittiva di quella nazionale e a rischio ricorsi. “Nessuna proroga alle slot”, fanno sapere da Palazzo Lascaris

Scommettiamo che sarà un casino? E l’accento, pur se si parla di gioco d’azzardo, proprio non ci sta. Già, perché ad un mese dalla scadenza della proroga concessa agli esercizi commerciali forniti di slot machine per mettersi in regola secondo quanto disposto dalla legge regionale le incertezze su quanto potrebbe accedere a partire dal 21 novembre sono più delle combinazioni tra cui centrare quella vincente. La normativa varata in Piemonte nel maggio dello scorso anno, in cui tra l’altro vengono fissate regole e limiti per la presenza delle macchinette (distanza di almeno 500 metri da luoghi sensibili quali, per citarne solo alcuni, scuole, bancomat, ospedali, stazioni) è finita con il risultare più restrittiva rispetto a quanto stabilito successivamente in un accordo raggiunto in seno alla Conferenza Stato-Regioni. Accordo destinato, a sua volta, ad essere recepito in un decreto del Presidente del Consiglio cui sta lavorando il sottosegretario all’Economia Pier Paolo Baretta. E questo è il primo nodo da sciogliere o, a seconda delle visioni, gordiano in cui potrebbero finire sia i titolari degli esercizi, sia i sindaci cui è demandato il controllo del rispetto della norma così come le sanzioni.

La norma regionale anche su quest’ultimo punto è chiara: chi alla scadenza del 20 novembre non sarà in regola con quanto previsto dalla legge vedrà apporre i sigilli alle macchinette. E probabilmente sarà quel che capiterà se non ovunque, certo in non pochi paesi e città. Ma contro quel provvedimento, è altrettanto prevedibile, fioccheranno i ricorsi, basati proprio sulle regole meno stringenti uscite dalla Conferenza. E poi controricorsi poggiati sul fatto che dall’organismo è uscito un accordo, ma non ancora una norma e quella arriverà, se e quando non si sa, da Palazzo Chigi e quindi la legge regionale va rispettata. Che i concessionari delle slot siano agguerriti e pronti alle carte bollate è noto da tempo e gli esempi non mancano: ne sanno qualcosa non pochi sindaci che si sono visti impugnare le ordinanze e paventare richieste di risarcimento da incubo. Proprio per questo da loro era arrivata la richiesta di aiuto alla Regione che aveva risposto con la legge che fissava le norme per la prevenzione e il contrasto alla diffusione del gioco d’azzardo patologico.